martedì 12 marzo 2013

UNA SU CINQUE NON LO FA


una su cinque non lo fa. maternità e altre scelte 
Recensione a cura di Cecilia Tarsia, tratto da Conciliazione Plurale http://conciliazionefamiglialavoro.wordpress.com/2013/02/08/una-su-cinque-non-lo-fa/

Una su cinque non lo fa, un libro di Eleonora Cirant (Franco Angeli, 2012), è in realtà l’invito a bere un tè. Si rivolge a tutti, ma parla di donne tra i trenta e quarant’anni, donne fertili nel pieno della facoltà di esercitare il misterioso potere di cui sono portatrici, chiamate ad esprimere la loro scelta singolare.
Attorno alla tavola alla quale siamo invitati sono già raccolte alcune amiche che, appunto, hanno scelto di non farlo. Si parla di maternità, ma questa volta al contrario: del non fare figli, per scelta, essendo donne. Il tema è sconveniente perché la maternità sembra quasi a noi congenita sia a livello genetico che a livello culturale.
Che una donna scelga di non diventare madre, in qualche modo, dissona. Questa è la premessa dalla quale parte l’autrice, premessa che non è pregiudizio, ma vita vissuta in prima persona.
Il libro scandaglia, attraverso l’ausilio di quindici interviste, i molteplici fattori che influiscono sulla scelta di maternità. Partendo dall’analisi di condizioni socio economiche, quali il lavoro, la possibilità di permettersi una casa, un’adeguata stabilità, cerca e svela nessi con fattori più intimi, psicologici e culturali che discendono dai primi, pur non essendo ad essi legati da nessi di causalità.
Si parla allora di autonomia, maturità, libertà, senso della vita, progettualità e di come tutto ciò, pur non libero da vincoli rispetto a condizioni materiali, intervenga in modo unico nella scelta di ciascuna di noi.
Questo non esaurisce la riflessione, semmai la introduce: a partire dalla scomodità della posizione che si trova ad occupare l’autrice in quanto donna-senza, si offre come “testimone di una domanda”.
Il motore che determina lo scorrere delle pagine non è un elenco di consigli e riflessioni su quale sia la miglior scelta, è piuttosto un incalzare di domande e spunti che chiamano le lettrici e i lettori ad interrogarsi ciascuno sui propri perché. Il tè ci viene servito per imporre un fermo immagine: la maternità è una tematica profondamente connaturata al nostro modo di essere donne, cittadine, persone ed essere o non essere genitori non è, o almeno può non essere più, un dato che prescinda da una scelta cosciente.
L’autrice si offre generosamente come prima voce che osa e necessita, come lei stessa ci spiega, rompere il silenzio. Bruciano, ci racconta, gli sguardi, siano essi increduli o comprensivi, di quanti aspettano una buona risposta a fronte di una scelta tanto impopolare. Quando si sceglie di non avere un figlio, il rischio è “l’esclusione dal mondo delle madri, un mondo legittimato e legittimante da ogni punto di vista (sociale, psichico, politico, simbolico, storico, eccetera)”.
Non ha organizzato questa virtuale riunione né per giustificarsi né per accendere antagonismi tra due opposte fazioni ma, e questo ci avvinghia riga dopo riga allo scorrere del pensiero, nemmeno per creare un’ampia visione comune e pacificante.
Manca il contraddittorio: tutte e quindici le intervistate, come l’autrice, non sono madri, quanto meno non ancora. Ancor di più, allora, nasce il desiderio di dire la propria, di alzare la mano e intervenire, in questo dibattito, per dire anche noi la nostra: a volte sentendoci finalmente comprese e desiderose di esprimere gratitudine per chi ha dato voce a preoccupazioni che ci toccano da vicino (quando si parla di precarietà, di rapporto con l’altro sesso, di ruoli), a volte per dichiarare il nostro dissenso e per spiegare le motivazioni più intime nella scelta di fare figli. Ecco perché questo è soprattutto un testo vivo, pieno di brio, non timoroso del conflitto, delle differenze, delle specificità.
L’argomentare si snoda sul crinale tra biologia e cultura, cerca di evidenziare tutti i fili che ci legano a scelte che rischiano di non essere libere o consapevoli, ma non si esaurisce in questo. Non vien mai meno, da parte dell’autrice, sia un umile rispetto per il mistero ultimo che non può essere disvelato, sia una curiosa attenzione per l’irriducibile singolarità di ciascuna, sia il desiderio contagioso e contaminante del confronto. Per questo corriamo, lievi e grate, a leggere fino all’ultimo rigo.
Cecilia Tarsia
Psicologa, psicoterapeuta a indirizzo psicosomatico, psicoanalitico junghiano. Da sempre interessata, per percorso individuale e formazione professionale, alle tematiche del femminile, si occupa di disturbi sessuali e di tematiche relative alla maternità, facendo particolare riferimento al mondo del mito e dell’immaginario. Collabora con la Tutela Minori del Comune di Milano. Collabora come supervisore con la cooperativa Diapason che da vent’anni si occupa della presa in carico di minori in difficoltà.
Eleonora Cirant
E’ autrice di saggi e articoli sull’intreccio tra corpo, identità di genere e politica, tra cui “Non si gioca con la vita. Una posizione laica sulla procreazione assistita“  (Editori Riuniti, 2005) e “Una su cinque non lo fa. maternità e altre scelte” (Franco Angeli, 2012). Lavora all’Unione femminile nazionale e cura diversi siti, tra cui quello dei consultori privati laici della Lombardia. Il suo blog si intitola Racconti del corpo.

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