mercoledì 28 agosto 2013

O I FIGLI O IL LAVORO

Qualcuno l’ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire stress e umiliazioni anche quando scelgono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare parole inconciliabili. Molte che avevano un rapporto di lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica, vengono messe nell’angolo e a volte mobbizzate, per spingerle a dimettersi. La rigidità sugli orari, che al di là della retorica della flessibilità sembra la parola d’ordine delle aziende, provoca scontri drammatici. Lo stesso congedo di maternità più che come un diritto comincia a essere visto come un privilegio, mentre spuntano un’altra volta le vecchie lettere di dimissioni in bianco. Il risultato è nelle cifre. Almeno una giovane mamma su cinque lascia il posto e in molti casi non lo ritroverà. E’ ancora peggio fra le precarie, le ragazze dei contratti a termine o a progetto, che per non essere mandate via nascondono il pancione come una colpa e spesso rinunciano alla maternità perché non possono contare su uno stipendio stabile né su un posto all’asilo nido, spesso irraggiungibile. Valentini racconta per la prima volta nel suo complesso questa realtà dura e preoccupante, dando la parola da una parte all’altra d’Italia a manager e donne delle pulizie, a pubblicitarie e a operatrici dei call center. Ci porta negli uffici dei sindacati e delle poco conosciute Consigliere di Parità, fra le mamme ragazzine di Scampia e le dottoresse precarie della sanità pubblica , dimostrando come la maternità, nell’Italia di oggi, è diventata il punto d’attacco al lavoro delle donne e alla loro parità. Ma anche fra le mamme lavoratrici qualcosa si muove. Dai siti, dai blog e da nuove associazioni chiedono rispetto e diritti, compreso quello della maternità universale. E cominciano a portare in tribunale aziende e amministrazioni pubbliche che le discriminano perché madri.

Welfare: Terzo settore chiede a Letta tavolo di confronto e agevolazioni

Welfare: Terzo settore chiede a Letta tavolo di confronto e agevolazioni


http://www.asca.it/news-Welfare__Terzo_settore_chiede_a_Letta_tavolo_di_confronto_e_agevolazioni-1307964-

(ASCA) - Roma, 27 ago - Coesione sociale, sviluppo sostenibile, economia civile, sostegno all'azione del terzo settore italiano, istituzione di sedi stabili di confronto con le parti sociali, soprattutto dopo il subentro della Presidenza del consiglio alla soppressa Agenzia del terzo settore. Sono questi i temi prioritari che il Forum nazionale del terzo settore ha affrontato durante un incontro odierno con il premier Enrico Letta, il quale - riferisce una nota - si e' impegnato a considerare agevolazioni fiscali per il comparto. ''Il premier Letta, che segue la situazione di difficolta' del Paese in specie per quanto attiene la sempre piu' fragile coesione sociale, che vede il terzo settore tra i suoi protagonisti, ha ascoltato con interesse le nostre istanze su poverta', occupazione, fondi alle misure di politiche sociali e alla cooperazione internazionale, 5x1000, servizio civile'', riferisce dell'incontro il portavoce del Forum, Pietro Barbieri. Letta ha, inoltre, ''manifestato il suo impegno per valutare e garantire che siano messe in atto le azioni necessarie atte a superare gli attacchi al welfare e terzo settore, in particolare per quanto attiene l'aumento dell'Iva alle cooperative sociali, nonche' il tema Imu e enti non commerciali'', riporta ancora Barbieri. Il presidente del Consiglio ''ha definito l'incontro preparatorio ad una riunione con i ministri competenti circa la prossima Legge di stabilita', da realizzarsi entro i primi dieci giorni di settembre'', si legge ancora nel comunicato. Il portavoce del Forum, Barbieri, sottolinea che tra i principali argomenti affrontati durante l'incontro con il premier vi e' stata ''la creazione di un tavolo di confronto istituzionale con la Presidenza del consiglio che sappia affrontare le tante tematiche oggetto del terzo settore e riesca anche a colmare il vuoto lasciato dalla improvvida soppressione della Agenzia del Terzo Settore. Ci attendiamo - prosegue Barbieri - che questo Tavolo venga prontamente convocato come intesi e che finalmente porti a qualche concreto risultato. Tutto questo pero' deve essere accompagnato da un profondo cambiamento di prospettiva nelle relazioni istituzionali con il terzo settore e da un forte investimento nelle politiche di welfare e di cittadinanza'', conclude il portavoce del Forum nazionale del terzo settore. red-stt/mau

Al VIA TRA POCHI GIORNI IL TERZO APPUNTAMENTO DEL PUNTO VERDE FAI



Lunedì 2 settembre ripartirà il Punto Verde intergenerazionale in Casa Colvera.
Un Punto Verde che è anche un punto di incontro fra generazioni.
Il servizio è dedicato ai soci e alla conciliazione dei tempi di lavoro e familiari,  è gratuito e si rivolge ai bambini in età scolare (5-11 anni).
Il terzo appuntamento del Punto Verde si concluderà il 7 settembre.
FAI ha intrapreso da alcuni anni percorsi dedicati alla conciliazione. Il lavoro socio assistenziale, la turnazione e i bisogni delle famiglie, trovano spazio nel punto Verde, un servizio aziendale su misura.
Per info 0434 590370




martedì 27 agosto 2013

Mamme italiane, eterne teenager che educano i figli come cagnolini. Ma è davvero così?



Vi segnaliamo il seguente articolo tratto da:

Mi sono imbattuta in questo post ieri mattina, mentre facevo colazione. Non conoscevo il blog di Eleonora, Ottominuti. Lei si definisce una analista-giornalista-mamma. Da quel che capisco expat. Ho letto il pezzo tutto d’un fiato. E, lo confesso, anche con una certa preoccupazione malcelata. Chiedendomi (in silenzio): ma anche io sono così? Anche io tratto il mio 5enne  come un cagnolino al guinzaglio? Anche io sono un’adolescente che demanda ai nonni l’educazione del bambino? Anche io non mi preoccupo di allevare un individuo ma solo di adempiere al mio lavoro di routine e sfangarla (per usare un termine da vero adolescente)?
Beh, la risposta sinceramente è: no. Per carità, ci sono momenti in cui ti senti inadeguata. In cui vorresti che qualcuno ti passasse un manuale di istruzioni. Momenti in cui, soprattutto chi ha scelto di allevarlo davvero un bambino, senza demandare quasi nulla ai nonni, beh, la presenza rasssicurante di un nonno la vorresti, invece.  Quindi dire che le mamme italiane sono tutte come le descrive Eleonora… No, non me la sento. Però il tema c’è, visto che ne stiamo parlando. Ed è a voi lettrici, ma anche lettori, che rivolgo la domanda delle domande: davvero noi italiani non sappiamo allevare/amare i nostri bambini? Aspetto le vostre risposte
 IL POST DI ELEONORAAlcuni stereotipi sono così forti e ben radicati a livello internazionale, che sono i primi concetti che ti senti ripetere da uno straniero. Io ho un’amica brasiliana, molto smart, con più Phd di tanta altra gente, che si sente chiedere a ogni primo incontro quasi sempre se sa ballare la samba. A me hanno chiesto centinaia di volte di Berlusconi, che apparentemente è diventato sinonimo di Mafia e Pizza. Ma da quando ho bambini,  tutti gli stranieri che incontro mi parlano delle mamme italiane. Si va da “Ah, una mamma italiana, sempre intorno ai suoi bambini” e “Ahhhh, i bambini in Italia sono trattati come reucci! Tutti gli italiani amano i bambini!” e poi, quando hanno una certa età, assumono un’aria sognante e partono a raccontarti dei viaggi negli anni 70 sui litorali italiani, quando i bambini giocavano a pallone per le strade e qualcuno era sempre intorno a loro a distribuire dolciumi e baci. Il Wsj ha anche dedicato loro  lo scorso anno un articolo di elogio delle mamme italiane, descritte come “calde, affettuose, appassionate e generose”.
Mi sento in dovere di ristabilire la verità: gli italiani non amano i bambini. L’amabile, coraggiosa, paziente e costantemente baciante madre italiana è una figura del passato. E’ un’epifania antropologica la figura che passeggia circondata dai bambini, e sempre supportata dalla famiglia.  Nevrotici è la cosa più carina che io possa dire dei genitori italiani. O, a essere onesti, dei nonni, visto che i genitori si vedono di rado.  I bambini non sono mai considerati come piccoli individui ma con quella specie di attenzione che tu di solito riservi ai cuccioli. Come cuccioli, sono ripresi e costantemente redarguiti sugli ipotetici pericoli che potrebbero incontrare correndo o, semplicemente, vivendo.  Non possono nuotare in un lago perché potrebbe spuntare un drago che li mangia vivi.  Non possono correre troppo veloce perché potrebbero avere un attacco di cuore.  Queste robe le ho sentite personalmente io con le mieorecchie.
La maternità non è tanto una scelta quanto un lavoro di routine. Il Corriere della sera ha prodotto una miniserie, “Una mamma imperfetta” (An imperfect mum). Racconta la storia di una madre 40enne e delle sue migliori amiche, che si dividono tra lavoro casa e bambini. Loro ridono quando la mamma perfetta (che significa vestita decentemente, impegnata) ha un buco nei pantaloni o si presenta il venerdì sera con vestito nero per concupire il papà figo della scuola. Nonni e padri salvano le giornate mentre le madri sono costantemente esauste di educare o interagire con i bambini.
Io ho già scritto delle famiglie italiane, e di quanto i genitori delegano ai nonni l’educazione mentre sono apparentemente troppo impegnanti a vivere la loro vita da eterni teenager. In nessun altro ho riscontrato tanta accondiscendenza. Un bambino è costantemente tenuto a bada, ufficialmente per questioni di sicurezza.  E se contravviene alle regole, viene giustificato dal suo stato di bambino, che conserverà come alibi fino a quando sarà un adolescente. Di volta in volta, il genitore nevrotico italiano urlerà a questo bambino per  ragioni banali e volgari. Preferibilmente in una piazza affollata, in modo che più di una persona possa ascoltare il suo show di autorità genitoriale. L’umiliato bambino ascolterà quieto, poi girerà le spalle e comincerà di nuovo la stessa cosa sbagliata che stava facendo prima. Nessuno insegna la semplice relazione tra causa ed effetto o il significato di essere responsabile. Vuoi insegnare al tuo cane a essere responsabile, quando puoi tenerti lontano dai guai facendolo camminare al guinzaglio? Poi la gente si meraviglia quando un vicepresidente del Senato italiano può chiamare un ministro di colore “orango” e rifiutarsi di scusarsi, come un bimbo riottoso rifiuta di scusarsi per le sue marachelle.

giovedì 1 agosto 2013

NASCE VIVES: un consorzio per promuovere nuovo welfare


NASCE VIVES: un consorzio per promuovere nuovo welfare + foto

Si è costituita lo scorso 4 aprile una nuova realtà cooperativa: il CONSORZIO VIVES. Nato con lo scopo dichiarato di affrontare le profonde trasformazioni in atto nelle politiche sociali, intende proporsi sul mercato in modo competitivo, efficace ed innovativo.
Le promotrici Codess FVG, Duemilauno Agenzia Sociale e FAI sono fra le più importanti cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia. Da circa 20 anni gestiscono servizi alla persona in ambito sociale, educativo, sanitario a favore di anziani, minori, prima infanzia, disabili, persone con disagio psichico, in tutto il territorio regionale e nel Veneto orientale.
Complessivamente il Consorzio Vives rappresenta un aggregato di 1.250 soci-lavoratori, regolarmente inquadrati nel CCNL di riferimento, e intrattiene rapporti con oltre 50 Enti e Amministrazioni pubbliche ed offre i suoi servizi a fondazioni, associazioni e privati cittadini. Il loro volume aggregato nell’esercizio 2012, è stato di oltre 34 milioni di euro.
Il Consorzio nasce da un concreto e diffuso radicamento su tutto il territorio regionale e intende agire in coerenza con i valori della cooperazione sia in Friuli Venezia Giulia sia nelle regioni del Nord Italia in cui sarà possibile intraprendere azioni di sviluppo. Diffondere il modello cooperativo, che le consorziate, nella propria specificità rappresentano, significa consolidare esempi di eccellenza e innovazione in ogni ambiti di servizi alla persona.
Il Consorzio svilupperà le proprie azioni commerciali in un ottica di progettazione innovativa e partecipata coniugando l’efficienza e la qualità dei servizi erogati con l’attenzione al territorio e la promozione di un welfare di comunità.

Le Cooperative hanno costituito da oltre un anno la Rete per l’innovazione nel Sociale, strumento di sviluppo di progetti innovativi che offre un importante valore aggiunto sociale all’offerta del Consorzio Vives. L’integrazione delle politiche di sviluppo, delle progettazioni dedicate e delle sperimentazioni sul territorio, con le attività consortili attente alla qualità dei servizi, al rispetto dei contratti e alla sostenibilità delle proposte, sarà un nuovo modo di fare marketing sociale.
L’obiettivo strategico del Consorzio è di andare a incidere direttamente sulla vita dei cittadini, attuando progetti di ricerca, innovazione e sperimentazione di nuovi servizi nel campo socio-assistenziale, educativo, sanitario, implementando buone prassi ed esperienze significative già avviate sul territorio regionale o nazionale.
Il Consorzio ha prima di tutto cura dei propri lavoratori, dei soci e delle socie delle Cooperative, riconoscendo in essi il valore fondante del lavoro di cura. Un’attenzione che diviene parametro imprescindibile per l’esecuzione e la gestione dei servizi.
Il Consorzio, anche grazie alla Rete per l’innovazione nel sociale, intende in modo trasparente ed etico, promuovere e favorire l'emanazione di provvedimenti legislativi ed amministrativi di promozione e di sostegno alla cooperazione, ed insieme operare per una rivisitazione del sistema di welfare promuovendo interventi sul territorio che possano coinvolgere la comunità, le istituzioni ed il privato, sociale e non.

Il Consorzio è iscritto all’albo regionale delle cooperative Sociali dal sei giugno ed è completamente operativo. Il Consiglio di amministrazione è composto dai Presidenti delle tre cooperative associate a Fabio Fedrigo (FAI), Franco Fullin (Codess FVG) e Felicitas Kresimon (Duemilauno Agenzia Sociale). Il CDA è presieduto da Franco Fullin.
L’Ufficio Ricerca e Sviluppo è composto da Andrea Satta, Coordinatore della Rete per l’Innovazione nel sociale, e Cristina Benes, coordinatrice d’area di Duemilauno Agenzia Sociale.
Valori aggregati 
Valore della produzione 34.264.734,73
Numero soci 1252
Ore lavorate: 1.707.357
Ore di formazione: 23.804