martedì 24 dicembre 2013

AUGURI DI BUONE FESTE

Alle socie e ai soci, a tutte le persone che si affidano ai nostri servizi, alle loro famiglie, a tutte le persone delle istituzioni pubbliche e private, alle organizzazioni delle comunità locali, con cui condividiamo e costruiamo insieme, giorno dopo giorno, lavoro e legame sociale AUGURI DI BUONE FESTE


mercoledì 11 dicembre 2013

Seminario formativo: Le novità del decreto lavoro

Seminario formativo: Le novità del decreto lavoro

Vi segnaliamo il ciclo di seminari formativi e di aggiornamento di Mercoledì 18 dicembre 2013 a Trieste, promossi dalla Consigliera Nazionale di Parità, in collaborazione con la Regione, che riprende, analizzandole, le novità normative dell’ultimo periodo in materia di diritto e mercato del lavoro.



Convegno: Il corpo delle donne tra discriminazioni e pari opportunità.

Vi segnaliamo il 18 dicembre 2013 presso Auditorium della Regione Friuli Venezia Giulia:

Convegno di studio su “Il corpo delle donne tra discriminazioni e pari opportunità”.

Il titolo del convegno che si terrà a Pordenone il 18.12, organizzato dal locale CPO, è in omaggio al libro scritto da Brollo e Serafin, un’iniziativa universitaria sulla partecipazione di donne nella politica e nella formazione in un’ottica di pari opportunità.
All’evento parteciperanno anche il tesoriere del CNO Giacomin e la consigliera nazionale pari opportunità Servidori.



martedì 3 dicembre 2013

Progetto pilota a Villanova dei mini-asili nido in casa



Vi segnaliamo il seguente articolo tratto dal Messaggero Veneto del 21 novembre 2013.

Progetto pilota a Villanova dei mini-asili nido in casa
Due strutture, gestite da una psicologa e una architetto, per non più di 5 bimbi Orari flessibili e qualità del servizio offerto. Il progetto curato dalla coop Fai

Alessia Anese
Silvia Genovese è una psicologa di madrelingua argentina e “Il piccolo principe” si trova non distante dal centro e adiacente a un parco giochi; Alessia Anese, invece, di professione architetto, si è formata come educatrice domiciliare frequentando il corso promosso dalla Regione e il suo nido si chiama Karl & Ellie. Le due case, collocate a Villanova, rappresentano i primi esempi di nidi diffusi che, a differenza di quelli “ordinari”, accolgono non più di 5 bambini per casa, offrendo qualità e flessibilità sul modello delle Tagesmutter presenti in altri Paesi.
Silvia Genovese
L’iniziativa è curata dalla rete per l’innovazione sociale e dalla cooperativa Fai e ha lo scopo di coniugare esperienza, competenza e innovazione, introducendo nel sistema integrato dei servizi prima infanzia un modello di lavoro flessibile, territoriale e cooperativo. Le educatrici sono state individuate e accompagnate nel percorso di adesione al progetto e di preparazione e apertura del servizio.
Un iter particolarmente complesso seguito direttamente da Jessica Furlan, psicologa e referente del servizio area minori della coop Fai che ha comportato diverse fasi organizzative: valutazione delle competenze, idoneità degli spazi, metodologie dell’approccio didattico ed educativo, supervisione e consulenza di tutti gli aspetti formali.
«Si tratta di un nuovo modo - spiega la cooperativa - almeno per il Friuli Venezia Giulia di progettare servizi per la prima infanzia coinvolgendo le famiglie e la comunità, stimolando l’autoimprenditorialità e, allo stesso tempo, garantendo competenza, sicurezza, cura e attenzione. La prima infanzia, dalla nascita ai tre anni, è un momento estremamente importante per la crescita; la casa è il nostro luogo più intimo, più accogliente e la famiglia la nostra struttura sociale naturale. Proprio per questo il Piccolo Principe e la casa di Karl&Ellie offrono un luogo e una situazione familiare dove i bambini potranno imparare a stare con gli altri, condividendo emozioni e regole; dove i diritti dei bambini, il valore del gioco e l’apprendimento sono le basi del nido diffuso».

mercoledì 6 novembre 2013

DONNE DIGNITA' DIRITTI 13 Novembre 2013

Vi segnaliamo questa importante iniziativa che si svolgerà a Pordenone il 13 Novembre 2013


Nel mese di novembre prende avvio "Donne, Dignità, Diritti", primo percorso di iniziative, riflessioni e proposte connesse al tema della dimensione di genere nato dalla collaborazione tra CGIL – CISL –UIL – Spi-CGIL – Fnp-CISL – Uilp-Uil Pordenone, Consigliera di Parità della Provincia Pordenone, Commissione Pari Opportunità Comune Pordenone, Associazione Voce Donna-Centro Antiviolenza Pordenone, Associazione Culturale “Le Tre Lune”, la Rappresentanza Sindacale Unitaria Provincia Pordenone, Se Non Ora Quando di Pordenone e Cinemazero.

In particolare, desidero invitarvi a un doppio appuntamento che si terrà a Pordenone mercoledì 13 novembre:

-- dalle ore 17.00-19.30 presso l'Auditorium Regione ci sarà l’incontro con Lorella Zanardo (Documentarista, consulente e formatrice aziendale) autrice del libro "Il corpo delle donne" e con la quale sarà possibile riflettere sul perchè le donne accettano l’umiliazione mediatica di essere trattate come oggetti? Che cosa si può fare per cambiare le cose?

-- dalle ore 20.45 a cura di Cinemazero ci sarà una doppia proiezione:

"Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo (alla presenza dell’autrice) cui seguirà il film "Lars e una ragazza tutta sua".

L'ingresso a Cinemazero prevede un' offerta minima 3 euro e l’incasso della serata sarà destinato alle Case Rifugio per donne maltrattate di Pordenone.

giovedì 31 ottobre 2013

“FERITE A MORTE” ARRIVA A TRIESTE



“FERITE A MORTE” ARRIVA A TRIESTE




La Spoon River sul femminicidio, scritta e diretta da Serena Dandini, il 31 ottobre fa tappa al Politeama Rossetti. In scena Lella Costa, Giorgia Cardaci, Orsetta de’Rossi, Rita Pelusio.
Dopo quindici eventi ‘sold out’ nelle più grandi arene italiane e alla vigilia di un tour internazionale che approderà all’Onu a New York, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, “Ferite a morte”, il progetto teatrale sul femminicidio scritto da Serena Dandini in collaborazione con Maura Misiti, ha intrapreso una nuova tournée sul territorio nazionale con un nuovo allestimento. Appuntamento il 31 ottobre alle 20,30 al Politeama Rossetti (V.le XX Settembre, 45) di Trieste per poi proseguire con un calendario serratissimo lungo tutto lo Stivale.
Serena Dandini ha attinto dalla cronaca e dalle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un “ex”. Per una volta, sono loro a parlare in prima persona. Come in una Spoon River del femminicidio, ognuna racconta la sua storia attraverso il linguaggio della drammaturgia, giocato, a contrasto, su toni ironici e grotteschi.
La scena teatrale è sobria: un grande schermo rimanda filmati ed immagini evocativi, la musica accompagna le donne a raccontare la loro storia assieme agli oggetti che hanno caratterizzato la loro tragica avventura. Sul palco, ad interpretare le vittime, quattro attrici che si alternano a dare voce a queste storie: Lella Costa, celeberrima protagonista dei palcoscenici italiani e icona del teatro civile, Orsetta de’ Rossi, volto noto del cinema e della televisione, Giorgia Cardaci, attrice attiva tra grande e piccolo schermo, e Rita Pelusio, fuoriclasse del teatro comico nostrano. A loro, sul palcoscenico del Politeama Rossetti si uniranno Rossana Bettini Illy (giornalista), Michela Cattaruzza (vicepresidente di Confindustria Trieste) e Alessandra Zigaina (giornalista TgR Friuli Venezia Giulia).
“Ferite a morte” si avvale del patrocinio del Ministero degli Esteri italiano ed ha come partner Eni, che dopo aver sostenuto il progetto dalle sue prima repliche, conferma il suo appoggio sia per la tournée nazionale, sia per quella internazionale, al via il 19 novembre a Washington.
La tappa di Trieste è realizzata grazie al sostegno di Itaca cooperativa sociale onlus, Confcommercio Trieste, Legacoop Friuli Venezia Giulia e Agenzia sociale 2001.
La messinscena dello spettacolo è a cura di Serena Dandini, coadiuvata dall’aiuto regista Francesco Brandi. “Ferite a morte” è una co-produzione Mismaonda srl – La Contemporanea srl.

“Ferite a morte” è anche un libro (edito da Rizzoli) e un sito
www.feriteamorte.it che raccoglie informazioni, petizioni, notizie sul tema della violenza di genere. Anche su Facebook e Twitter.
Biglietti da 12 a 29 euro in vendita presso la biglietteria del Politeama Rossetti in Largo Giorgio Gaber, 1 (Tel: 040-3593511). Orario fino al 27 ottobre: da lunedì a sabato 8.30-12.30, 15.30-19.30; domenica chiuso. Orario dal 28 ottobre: da martedì a sabato 8.30-12.30, 16.00-19.30; lunedì chiuso. Altre rivendite suwww.ilrossetti.it/biglietteria.asp. Biglietti disponibili anche on line sul circuito Vivaticket.
Bologna, 24 ottobre 2013
Ufficio stampa Mismaonda
press@mismaonda.eu
tel. 051.221411

mercoledì 30 ottobre 2013

CAMBIAMENTI!

CAMBIAMENTI!

Niente è duraturo come il cambiamento.
Ludwig Börne, Discorso su Jean Paul, 1826



Prosegue il ciclo di incontri sul tema dei “Cambiamenti” organizzato dall’associazione culturale "Aladura" e promosso da Cooperativa FAI.
Ricco il programma di questa sesta edizione che vanta un bilancio di 85 incontri promossi dal 2008, e una presenza di 12 mila persone.
Vi segnaliamo i prossimi appuntamenti dei mesi di  Novembre e Dicembre che si svolgeranno presso l’Auditorium Don Bosco, Pordenone.  



L’ULTIMO GIORNO

Incontro con Umberto Curi
Venerdì 8 Novembre 2013, ore 20.30
Sabato 9 Novembre 2013, ore 9.00 (per le scuole)
Umberto Curi è professore emerito di Storia della Filosofia presso l’Università di Padova e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Con Bollati Boringhieri ha pubblicato “Pòlemos” (2000), “Meglio non essere nati” (2008), “Via di qua. Imparare a morire” (2011); con Raffaello Cortina, “Straniero” (2000) e “Passione” (2013).

NELLA RETE: LIBERTÀ?

Incontro con Aldo Giannuli
Venerdì 15 Novembre 2013, ore 20.30
Sabato 16 Novembre 2013, ore 9.00 (per le scuole)
Aldo Giannuli è ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università di Milano. Consu- lente parlamentare nelle commissioni di inchiesta sulle stragi (dal 1994 al 2001) e sul caso Mitrokhin (dal 2003 al 2005). Con Ponte alle Grazie ha pubblicato “Come funzionano i servizi segreti” (2010), “Uscire dalla crisi è possibile” e “Come i servizi segreti usano i me- dia” (2012).

TUTTO SCORRE. CLIMA E MIGRAZIONI


Incontro con Massimo Livi Bacci
Venerdì 6 Dicembre 2013, ore 20.30
Sabato 7 Dicembre 2013, ore 9.00 (per le scuole)
Massimo Livi Bacci è professore di Demografia presso l’Università di Firenze. È socio dell’Ac- cademia dei Lincei e Senatore della Repubblica. Con il Mulino ha pubblicato “Conquista. La distruzione degli indios americani” (2005), “Storia minima della popolazione del mon- do” (2011), “In cammino” (2010), “Amazzonia. L’impero dell’acqua 1500-1800” (2012).

Per info 0434 383474, aladurapn@libero.it

mercoledì 23 ottobre 2013

MICROCREDITO DONNA


http://www.microcreditodonna.eu/index.html



Il progetto Microcredito vuol essere uno strumento di aiuto per tutte le donne
che vogliono "ripartire da sé" ovvero dalla possibilità di creare una propria
impresa, senza dover fornire garanzie reali alla banca, o chiedere aiuto alla 
famiglia, sia un genitore o il proprio marito/compagno. Il microcredito può 
risolvere il problema dell'accesso al credito che da sempre penalizza le donne
più degli uomini: tassi d'interesse maggiori, importi accordati inferiori e 
soprattutto maggiore richiesta di garanzie.

ENM non è un ente erogatore, quindi non dà direttamente del denaro,
 ma dopo aver valutato il singolo progetto, indirizza la futura imprenditrice 
verso le soluzioni giuste ed è uno degli enti che ha costituito un fondo di 
garanzia.

Quindi riassumendo:

1. ENM è uno strumento che compensa il divario di genere esistente, nell'
accesso al credito tradizionale.
2. Promuove lo sviluppo di specifici modelli e strumenti di microcredito in 
un'ottica di genere.
3. Valuta la performance sociale dei programmi rivolti alle donne.
4. Rafforza i programmi che favoriscono conciliazione lavoro famiglia.
5. Sensibilizza gli operatori del credito.
6. Fornisce un'informazione mirata al target femminile sugli strumenti.
7. Incoraggia le di reti di donne imprenditrici.
8. Contribuisce alla formazione della cultura imprenditoriale e finanziaria.

Socrate, Platone e la conciliazione

Vi segnaliamo il seguente post tratto da:

“Educazione”, “trasmissione”, “ruoli”, “tenere a bada”, “aspettative sociali che bloccano le scelte”, “difficoltà nostra ad affrontare il giudizio altrui”.
Eleonora Cirant
Eleonora CirantCon queste parole-chiave si era aperto il terzo laboratorio del corso “Spazio alle donne“, organizzato da Pares e Provincia di Milano sul tema della conciliazione e degli avvicendamenti al femminile.
Eravamo partite in aggancio alle due giornate precedenti, nel corso delle quali Laura Papetti e Anna Omodei  avevano ricostruito una mappa della presenza femminile nei luoghi dove si decide e nelle professioni. Presenza o per meglio dire assenza, tanto più evidente data la quantità di dati e di fonti che definiscono i dettagli di una sconcertante differenza di potere e di possibilità tra uomini e donne.
Differenza sessuale che si traduce in disparità, discriminazioni, talora dominio: un processo che ha radici profonde tanto nel passato della specie quanto nella vicenda di ogni singolo individuo e che si sviluppa ancora oggi, in differenti gradi, sia nel microcosmo delle relazioni che sul piano più esplicitamente politico. Se nel macro il processo è più evidente, più difficile è svelarne le dinamiche nel quotidiano. Eppure proprio lì sta la chiave della conciliazione, come anche le testimonianze su questo blog dimostrano.
Il laboratorio si aprì dunque con i racconti personali di alcune delle partecipanti.
Credo che sia una questione di educazione e di ruoli difficili da sradicare. Nonostante io abbia cercato di dare a mio figlio e mia figlia la stessa educazione, osservo che mio figlio non accetta di essere considerato alla stessa stregua della sorella, che ci si aspetti da lui le stesse cose che ci si aspetta dalla figlia. Inconsciamente, ovviamente non lo dichiara. Ma nei fatti non dimostra di essere su un piano di parità.
Un altro stralcio:
Sia da parte della famiglia che dalla società, ci si aspetta dalla donna un certo comportamento, e questo spesso blocca la donna nelle scelte. [...] Penso che la difficoltà non venga dall’esterno, ma è nostra, di affermare i nostri interessi. Temiamo il giudizio degli altri. Ad esempio, quando io me ne sono andata dalla Sicilia rifiutando di curare i genitori anziani e malati sono stata molto criticata.

Ruoli ovvero del saper amministrare

Tra le prime chiamate in causa, la parola ‘ruolo‘ viene dal latino “rotulum”, registro.
Ruolo: “elenco di persone redatto nelle più varie organizzazioni a fini amministrativi”
Il significato originario della parola è illuminante, a proposito di conciliazione, perché il tema dell’amministrare agevola parallelismi fra famiglie e organizzazioni lavorative: ambizione del conciliare è di essere cerniera tra questi due tipi.
Seguiamo la traccia: amministrazione. Dal latino ad-ministrare, servire, governare.
Amministrare: “Prendersi cura dei beni pubblici e privati”
La pratica dell’amministrare sfuma la linea che divide pubblico e privato. E’ il tema delprendersi cura a prendere il sopravvento, insieme a quello di bene. Un bene è qualcosa cui è socialmente attribuito un valore, materiale o immateriale. Sarà importante allora definire (modificare) i parametri di valore secondo cui qualcosa è un bene – qui ci riferiamo al fatto che il lavoro domestico non è calcolato nel Prodotto interno lordo e che la scienza economica ha trascurato, salvo di recente, di quantificare e studiare il valore dei prodotti del lavoro di cura.
Ancora un passo nell’etimologia, per illuminare il soggetto che a
mministra. E’ il ministro, radice latina minus, cioè meno più il prefisso ter (che indica una opposizione tra due). Dunque ministro è il più meno di tutti. Il concetto di più e meno insieme a quello di servire, richiamano la dimensione del potere.
Il ministro (la ministra) è colui (colei) che utilizza il proprio potere per prendersi cura dei beni pubblici e privati. In virtù di questo compito è iscritto in un ruolo.
Torniamo ora al tema sui cui insistono le politiche di conciliazione, cioè quello della dinamica tra differenza e disuguaglianza.

Muovere per conciliare

Conciliare implicherebbe dunque muovere, nel pubblico e nel privato (ri-muovere ostacoli, pro-muovere buone pratiche). Implicherebbe ridefinire/riscrivere i ruoli orientati all’amministrazione, cioè al prendersi cura dei beni pubblici e privati.
Per ri/muovere ostacoli e pro/muovere consapevolezza è necessario de-naturalizzare i ruoli, svelare l’imbroglio e denunciare quando il concetto di natura viene usato per scongiurare il pericolo che le donne alzino la testa e comincino ad usarla per essere libere.

Due passi nel mondo classico

Il Novecento ha travolto i ruoli sessuali. Eppure i vecchi rotoli, scritti millenni fa, mantegono ancora il loro fascino. Anzi, di più. Nella fatica dello scrivere rotoli aggiornati, quei papiri antichi e consunti sembrano davvero l’unica fonte autorevole. Un appiglio solido nel giramento di testa provocato dall’horror vacui dell’essere umano quando è liberato dalle proprie catene.
Sfogliamone qualcuno, di quei vecchi rotoli. Lo facciamo per ricordarci da dove veniamo. Prendiamo Omero. Chi, come me, ha sudato sui suoi poemi ai tempi dell’adolescenza, forse si ricorda di quanta amara misoginia ha dovuto ingoiare, tra una rima e l’altra, e senza battere ciglio: la prof. liquidò l’argomento in poche parole: “il contesto storico dell’epoca”.
Le virtù della donna omerica: 1° bellezza, 2° fedeltà al marito, 3° competenza nei lavori di cura.

… Ci ricorda qualcosa?

Il punto uno è tutt’ora il primo obbligo sociale per una donna. Con danno doppio per noi, perché l’obbligo sminuisce il piacere e non vi è dubbio che essere belle e farsi belle sia piacevole. Il punto due sta tornando tristemente alla ribalta dopo la parentesi degli anni Settanta e della liberazione sessuale. Le adolescenti sono ancora più violente dei loro coetanei nell’etichett
are come “troia” una compagna che mostra infedeltà al ragazzo. Quanto al punto tre, accenniamo soltanto di sfuggita alla tenacia con cui le donne stesse tengono il dominio della maggiore competenza in materia di infanzia e di faccende domestiche.
Ovviamente nessuno potrebbe affermare che la condizione delle donne in Italia oggi sia paragonabile a quella delle greche omeriche. Allora il dominio maschile era fuori discussione. Oggi … oggi abbiamo la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e contiamo “solo” qualche centinaio di femminicidi l’anno.

Torniamo in Grecia

La donna omerica è relegata all’interno della casa (oikos), non esiste al di fuori di essa. Unafuriosa misoginia straborda da tutte le fonti dell’epoca. La donna è considerata un “flagello”, il peggior male che sia accaduto all’umanità. La misoginia rimane costante e percorre i secoli dal 1000 a.c. fino ai giorni nostri.
Atene spicca nella storia greca come sinonimo di civiltà, di democrazia, di filosofia. Tra il VIII e il VII secolo prende forma la polis, la città, con i primi legislatori che fissano le leggi con la scrittura. E’ negli ultimi decenni del VII secolo che Draconte dà Atene le prime leggi. L’unica di queste leggi che ci è pervenuta vieta agli ateniesi di vendicarsi privatamente dei torti subiti.Tranne in un caso: l’adulterio.

La donna adulterata

Ad Atene un cittadino poteva ucciderne un altro solo in un unico caso e cioè qualora lo avesse sorpreso durante un rapporto sessuale con qualsiasi delle donne di casa: moglie, concubina, figlia, sorella, madre. Se l’adultero non è colto in flagrante, il cittadino colpevole riceve una punizione pubblica che tutti gli altri cittadini, non solo dal padrone di casa, avrebbero potuto infliggergli (in particolare: rasatura del pube – pratica femminile – e penetrazione praticata con un rafano). La donna invece non avrebbe potuto essere uccisa:
La donna non era mai considerata adultera, ma sempre “adulterata”, cioè vittima, anche se consenziente, della volontà altrui. La donna era considerata incapace di determinarsi, sia in bene che in male. (Eva Cantarella, L’ambiguo malanno, p. 54)

Socrate controcorrente

Socrate, controcorrente, affermò che una donna non è inferiore ad un uomo se non per diversa educazione e che le donne potrebbero avere una realizzazione spirituale e intellettuale se fosse loro concesso. La sua proposta era rivoluzionaria e non piaceva alla maggioranza degli ateniesi. “Per tutto il suo insegnamento, incluso quello sulle donne, Socrate rappresenta un elemento di rottura intollerabile” (Cantarella, p. 80).
Infatti sappiamo quale fu la sorte di Socrate. Fu condannato a morte nel 399 a.C., accusato di empietà. Sappiamo che scelse di bere la cicuta piuttosto che rinnegare le sue idee. La sua fu una condanna politica, avallata dalla maggioranza degli intellettuali dell’epoca.

Platone misogino si cava d’impaccio con la natura

Socrate aveva messo in dubbio che l’inferiorità della donna fosse naturale: aveva intuito la categoria di genere.
Il suo allievo più famoso prenderà la direzione opposta. Platone fu misogino come la maggioranza dei suoi colleghi filosofi e dei suoi concittadini.
Il problema di Platone, e dopo di lui di Aristotele, era al tempo stesso filosofico e politico. Dovevano cioè cercare di tenere insieme due affermazioni in contrasto una con l’altra: da un lato uomini e donne hanno la stessa identità in quanto specie, da un altro lato uomini e donne hanno diverse funzioni sociali, poste tra loro in modo gerarchico.
Platone e poi Aristotele incorrono in questo paradosso perché non distinguono tra sesso e genere, non hanno le categorie per discernere che un conto sono le caratteristiche sessuali primarie e secondarie (sesso), un conto il genere maschile e il genere femminile come costrutti sociali e come frutto di pratiche culturali. Vedono un disegno piatto anziché una forma tridimensionale.
Platone ne parla nella sua opera la “Repubblica”, dove afferma:
> in quanto parte del genere umano, le donne sono una parte del genere umano, dunque non presentano nessuna specificità e dovrebbero compiere le stesse funzioni dell’uomo
> la natura della donna è diversa dalla natura dell’uomo e a nature diverse corrispondono funzioni diverse
Insomma, sono uguali o diversi uomini e donne? Che cos’è la natura femminile?
Che cos’è la natura maschile?
Natura è la parola chiave del dilemma che ha attraversato i secoli e si propone ancora oggi. Ogni volta che sentiamo qualcuno spiegare un comportamento chiamando in causa la natura maschile, è ancora quella voce che parla. Un esempio tipico di questa specie di argomentazioni: “la prostituzione esiste perché l’uomo per natura deve sfogare i propri stimoli sessuali”. Lo stesso meccanismo è in atto nell’omofobia e nella ancora difficile accoglienza che incontrano sia il rifiuto e che la rinuncia della maternità da parte di molte donne.

Abitudini disfunzionali

Abitudini e schematismi sono funzionali alla sopravvivenza del singolo e della specie. La nostra vita sociale e psichica è costellata di comportamenti abituali disfunzionali, appresi in tempi remoti come risposta adattiva ed ora non più adatti alla nuova realtà. Vale per il singolo come per la collettività.
L’arruolamento delle forze maschili e femminili secondo il vecchio schema, se mai ha avuto un senso per la sopravvivenza della specie, non lo è è più. E’ evidente che la violenza sulle donne e sul pianeta è una vecchia abitudine disfunzionale.
Si potrebbe dire, della conciliazione, che aiuta a svelare i comportamenti disfunzionali in vista di un maggiore benessere della persona, delle famiglie, della comunità nel suo complesso. Perché sia possibile sono necessarie profonde rivoluzioni interiori.