giovedì 31 gennaio 2013

Sconti sulla spesa con la Carta famiglia

Vi segnaliamo l'articolo uscito oggi sul Messaggero Veneto
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/01/31/news/sconti-sulla-spesa-con-la-carta-famiglia-1.6447505

La giunta regionale amplia l’iniziativa regionale e prevede riduzioni almeno del 5% su alimentari e no. Molinaro: aiuto importante

UDINE. Non solo contributi. La Regione amplia le possibilità offerte dalla Carta famiglia e prevede riduzioni sulla spesa. L’ok è arrivato ieri dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Politiche per la famiglia Roberto Molinaro (Udc).
L’iter prende il via e prevede la pubblicazione di un avviso pubblico nel quale la Regione chiederà di confermare la propria disponibilità ad aderire all’iniziativa ai protagonisti della grande distribuzione e alle associazioni dei commercianti. Poi l’amministrazione pubblicizzerà l’elenco degli aderenti e a marzo gli sconti saranno realtà. «Oggi abbiamo circa 40 mila nuclei familiari che possiedono la Carta famiglia, che finora – spiega Molinaro – è stata utilizzata per avere contributi. D’ora in poi si cambia aggiungendo la possibilità di ottenere degli sconti, non inferiori al 5%. Realizzeremo l’avviso pubblico e mensilmente aggiorneremo gli elenchi delle strutture di vendita e il paniere a disposizione sarà ampio». I prodotti che potranno essere acquistati a minor prezzo saranno infatti del comparto alimentare, ma non solo.
Le conferme dei negozi disponibili sono attese entro un mese, ma dalla rete delle Coop a quella dei Despar un interesse è già stato manifestato. «È un concreto aiuto alle famiglie in un momento come questo nel quale la crisi ha un impatto significativo. Nell’arco di un mese e mezzo – garantisce Molinaro – avremo le conferme dei commercianti e da metà marzo fine febbraio prime disponibilità, da metà marzo gli sconti saranno avviati».
Molinaro traccia anche un bilancio dell’attività del 2012. Anno nel quale sono stati rifinanziati gli interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità proprio relativi alla Carta famiglia, con oltre 10 milioni per il beneficio regionale sull’energia elettrica e 2,7 milioni per i benefici locali. Sono stati mantenuti anche gli assegni di natalità con circa 4,4 milioni e sono stati completati due nuovi interventi avviati nel 2011, quello in aiuto alle gestanti in difficoltà – stanziando oltre 660 mila euro – e quello per il finanziamento dei progetti delle famiglie, per valorizzazione l’associazionismo familiare e il principio di sussidiarietà. In particolare sono stati finanziati 123 progetti presentati da famiglie organizzate in forma associata per un impegno regionale di oltre 2,6 milioni.
È inoltre stato riproposto, grazie anche a un finanziamento statale, il programma per il sostengo alle famiglie numerose, cioè con almeno quattro o più figli, per oltre un milione. «Ma abbiamo anche approvato in via definitiva – dice Molinaro – il “Piano regionale degli interventi per la famiglia 2012/14” che rappresenta il quadro organico entro cui si sviluppano e si coordinano le azioni regionali a favore delle famiglie».
La Regione ha anche mantenuto il sostegno alle famiglie per l’abbattimento delle rette per l’accesso ai servizi per la prima infanzia con un finanziamento di 5 milioni, così come quello agli enti gestori di nidi d’infanzia con un sostegno economico dei 7,1 milioni. «Grazie alla riforma normativa introdotta nel 2010, inoltre – aggiunge Molinaro –, in coordinamento con la Direzione centrale per la formazione, abbiamo potuto dare il via ai primi corsi regionali per il personale addetto ai servizi educativi domiciliari. Ed è stato costituito il primo “Comitato di coordinamento pedagogico”, organo tecnico-consultivo del sistema educativo integrato».
Le risorse complessivamente impegnate dalla Regione, quindi, sono state di oltre 33 milioni, dei quali oltre 20 (il 60%) per gli interventi a favore della famiglia e 13 (il 40%) a favore dei servizi per la prima infanzia.

mercoledì 23 gennaio 2013

Aumenta l'occupazione femminile, ma le madri restano penalizzate

Fonte helloimpresa.com

Tra il 1993 e il 2011 l’incremento dell’occupazione in Italia (1,66 milioni di unità) è stato esclusivamente femminile, ma per quelle che sono madri da poco reintegrarsi oppure mantenere il posto resta sempre difficile

Le mamme sono molto più penalizzate dei papà nell'accesso al mondo del lavoro: la probabilità di trovare lavoro per le madri rispetto ai padri è infatti 9 volte inferiore nel Nord, 10 nel Centro e ben 14 nel Mezzogiorno.
E' quanto emerge dal rapporto Istat 2012, che evidenzia come "le minori opportunità di occupazione e i guadagni più bassi delle donne, insieme alla instabilità del lavoro, sono fra le principali cause di disuguaglianza in Italia". E soprattutto tra i giovani che rischiano di essere "a lungo" atipici.
Tra il 1993 e il 2011 l’incremento dell’occupazione in Italia (1,66 milioni di unità) è stato esclusivamente femminile mentre per gli uomini c’è stato un arretramento di 40.000 unità. Nel 2012 però, altro lato della medaglia del lavoro al femminile, per le neo mamme è ancora complicato continuare a lavorare dopo aver avuto un figlio. Solo il 77,3% delle neo madri che erano occupate all’inizio della gravidanza lo sono ancora a due anni dalla nascita del figlio, un dato che è in calo rispetto all’81,6% del 2006. E tra i motivi per i quali si è lasciato o si è perso il lavoro (evento che ha colpito il 22,7% delle neo mamme che erano occupate all’inizio della gravidanza) crescono i licenziamenti con il 23,8% del totale a fronte del 6,9% del 2002/2003.
L’Istat segnala come per le donne il cammino nel mondo del lavoro sia comunque molto più complicato di quello degli uomini con una forte presenza nei contratti di collaborazione e nei rapporti a tempo determinato.
La crescita dell’occupazione femminile si è concentrata in questi anni soprattutto nei settori nei quali la presenza femminile era già relativamente più numerosa (insegnanti, ragionieri, infermieri, segretari, commessi, parrucchieri, camerieri, addetti alle pulizie e colf).
L'Italia è in fondo alla classifica europea per il contributo 'rosa' ai redditi della coppia: il 33,7% delle donne tra i 25 e i 54 anni non percepisce redditi, contro il 19,8% nella media Ue a 27. A superare l'Italia è solo Malta dove la percentuale sale al 51,9%. Subito dopol'Italia c'é la Grecia con il 31,4%. Al contrario, nei paesi scandinavi le coppie in cui la donna non guadagna sono meno del 4%, in Francia il 10,9% e in Spagna il 22,8%.

Lavoro... solo discriminato


Tratto da Linkiesta.it
Le discriminazioni in Italia passano soprattutto attraverso il lavoro. In particolare nelle possibilità di accesso a un impiego, più o meno stabile. Secondo le anticipazioni del Rapporto 2012 dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), nell’ultimo anno sono aumentate del 15%, raggiungendo quota 35,6%.

La discriminazione in Italia? Passa soprattutto attraverso il lavoro. In particolare nelle possibilità di accesso a un impiego, più o meno stabile. Secondo le anticipazioni del Rapporto 2012 dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), nell'ultimo anno le discriminazioni sul lavoro nel nostro Paese sono aumentate del 15%, raggiungendo quota 35,6% sul totale delle denunce. E superando anche giornali e tv, che negli anni passati si erano conquistati la maglia nera delle rappresentazioni discriminatorie. 
«Le discriminazioni sul lavoro», spiega Marco Buemi, referente Unar, «si riscontrano sia nel settore pubblico sia nel settore privato». A partire proprio dalle barriere all'accesso, che rappresentano il 75,5 per cento (con 275 denunce). Nel nostro Paese sono ancora in vigore, ad esempio, «regi decreti precedenti alla seconda guerra mondiale che presuppongono l'entrata nel mondo del lavoro solo per cittadini italiani». Oltre al fatto che molti bandi, statali e parastatali, «come quelli del servizio di trasporto pubblico o alcuni del settore infermieristico», sono aperti solo a chi ha la cittadinanza italiana. È questa quella che nel Rapporto Unar rientra nella cosiddetta “discriminazione diretta”. 
Ma chi sono le persone discriminate? Il 28,6% delle discriminazioni sul lavoro avviene per motivi etnico-razziali. Il restante 71,4% racchiude le discriminazioni per età, genere, orientamento sessuale e disabilità (i dati disaggregati saranno forniti a marzo con la pubblicazione del rapporto completo). «I transgender sono in assoluto la categoria più discriminata in mabito lavorativo», prosegue Buemi, «anche se con gli anni stiamo notando un certo cambiamento culturale da parte delle aziende». Poi ci sono quelli non più giovani, over 40 o 50, che faticano a reinserirsi nel mondo del lavoro. Ma anche i disabili.
Oltre all'accesso all'occupazione, le discriminazioni si registrano anche sul posto di lavoro. Nelle condizioni lavorative (3%), nelle modalità di licenziamento (1,6%), retribuzione (0,3%) e nel rapporto con i colleghi (1,9%). 
Non solo il lavoro, però. Le denunce per discriminazione riguardano anche la casa (affitti, rapporto con i condomini), la scuola, l'erogazione dei servizi da parte degli enti pubblici, ma soprattutto la vita pubblica e i mass media. 


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/discriminazioni-lavoro#ixzz2InIDUzs0

mercoledì 9 gennaio 2013

Asili nido, rette elevate
Pordenone seconda in Fvg

Indagine Cittadinanzattiva, la spesa per una famiglia tipo è di 401 euro al mese. Le strutture pubbliche non sono in grado di far fronte alle richieste dei genitori

Pordenone è al secondo posto in Friuli Venezia Giulia e tra le prime venti città a livello nazionale per il costo degli asili nido. A certificarlo l’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che ha rinnovato la sua annuale indagine. L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio da 0 a 3 anni) con reddito lordo annuo di 44 mila 200 euro e relativo Isee di 19 mila 900 euro.
I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (in relazione agli anni scolastici 2010/11 e 2011/12) delle amministrazioni comunali interessate all’indagine, ovvero tutti i capoluoghi di provincia. Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
Il costo per la tipologia familiare a Pordenone è di 401 euro, in linea con quello dell’anno precedente, al secondo posto in Friuli Venezia Giulia dopo Udine (424 euro). Alle spalle delle due città Gorizia (313 euro) e Trieste (383 euro). A Udine sono stati considerati nella retta solo i pasti, mentre nelle altre città anche i pannolini. A livello generale il Friuli Venezia Giulia, con 380 euro medi, si pone al terzo posto in Italia tra le regioni più care, dietro alla Valle d’Aosta (413 euro) e alla Lombardia (403 euro).
In Friuli Venezia Giulia, secondo la banca dati del ministero dell’Interno sulla fiscalità locale aggiornata al 2010, ci sono 79 asili nido comunali per 2 mila 730 posti disponibili. Il maggior numero di asili è presente in provincia di Udine (28 con 800 posti), mentre la provincia di Pordenone ne registra il numero minore (solo 10, con 420 posti).
In Friuli Venezia Giulia il 34 per cento dei richiedenti rimane in lista di attesa, a fronte di una media nazionale del 23,5 per cento. La copertura del servizio si attesta sulla media nazionale ovvero il 6,5 per cento.
«Dall’indagine effettuata - commenta il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso - è evidente che ancora oggi manca nel nostro Paese un sistema di servizi per l’infanzia equamente diffuso e accessibile su tutto il territorio e adeguate agevolazioni fiscali a sostegno dei nuclei familiari con bambini piccoli. Le misure a favore di tali servizi rappresentano un investimento intergenerazionale che produce effetti nel lungo periodo e quindi di scarso “appeal” per una classe politica poco lungimirante e concentrata sul consenso immediato».
«D’altro canto - aggiunge - la riduzione delle risorse a disposizione degli enti locali e la rigidità del patto di stabilità non aiutano a far ripartire gli investimenti in tal senso anzi contribuiscono a tagliare sempre di più le risorse destinate alla spesa sociale. Di questo passo difficilmente riusciremo a colmare il gap nei confronti dell’Europa e centrare la copertura del servizio del 33 per cento già prevista per il 2010».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Nido Diffuso, comunicato regionale

19.12.2012 12:18

FAMIGLIA: MOLINARO, IL NIDO DIFFUSO È INNOVATIVO PER LA PRIMA INFANZIA

Udine, 19 dic - Copertura dell'intero territorio regionale, calcolo del rapporto costi-benefici, utilizzo del know-how aziendale e dell'esperienza intersettoriale: sono questi i principi del Nido diffuso, presentato oggi a Udine dall'assessore regionale alla Famiglia Roberto Molinaro, da Franco Fullin e Andrea Satta, rispettivamente presidente e coordinatore della Rete per l'innovazione nel sociale, e da Cristina Benes, referente dell'area Nido di Duemilauno agenzia sociale.
L'iniziativa "è un'intuizione felice portata avanti da tre grandi Cooperative regionali che già forniscono servizi per la prima infanzia", osserva Molinaro, sottolineando l'innovatività di un progetto "destinato a cogliere e soddisfare i bisogni delle famiglie ed in particolare di quelle che vivono in aree a popolazione sparsa, dov'è più difficile intervenire con i tradizionali asili nido per i bambini in tenerissima età". Per come è stato concepito, "il Nido diffuso è in linea con le aspettative dell'Amministrazione regionale", ha dichiarato ancora l'assessore, affermando di avere avuto oggi "il piacere di vedere tradotte in realtà, per la prima volta, le intuizioni del Regolamento (DPR 230/2011) di attuazione della legge regionale 20/2005 di cui un anno e mezzo fa la Regione si è dotata per una diversificazione dei servizi e soprattutto per fare in modo che tutti i bambini, ovunque essi siano sul territorio regionale, potessero godere delle stesse opportunità". Il Nido diffuso, hanno detto i relatori, si propone come un modello di gestione per le strutture della prima infanzia, ma anche come un nuovo modo di fare welfare locale che corrisponda ai bisogni dei cittadini e delle famiglie. In pratica una rete innovativa ed incentrata sulla cooperazione, che si rifà al modello tedesco Tagesmutter, applicato in Italia in Trentino-Alto Adige, e viene proposta a complemento dei servizi per la prima infanzia.
Secondo le intenzioni dei suoi ideatori, il Nido diffuso vuol coniugare esperienza, competenza ed innovazione e basa i suoi presupposti operativi sulla diffusione ampia attraverso l'accoglienza di piccoli gruppi di bimbi (cinque al massimo) seguiti da un'educatrice e la predisposizione di servizi personalizzati. La presenza a monte di un sistema direttamente gestito dalle cooperative promotrici (Codess FVG, Duemilauno Agenzia Sociale e FAI) che lo scorso maggio hanno dato vita alla Rete per l'innovazione nel sociale assicura un coordinamento costante, formazione continua ed un qualificato supporto pedagogico ed amministrativo. Le tre cooperative, il cui volume d'affari nell'esercizio 2011 è stato di oltre 33 milioni di euro, rappresentano, ciascuna nella propria specificità, esempi di eccellenza ed innovazione. Complessivamente progettano e realizzano servizi a favore di migliaia di persone, impiegando circa 1.300 soci-lavoratori regolarmente inquadrati nel CCNL di riferimento e intrattenendo rapporti con oltre 50 Enti, in gran parte Amministrazioni pubbliche. ARC/LVZ
Allegato   Ascolta le dichiarazioni di Roberto Molinaro rilasciate alla presentazione del servizio di Nido diffuso, a Udine il 19 dicembre 2012 - Formato MP3
Roberto Molinaro (Assessore regionale Famiglia) alla presentazione del servizio di Nido diffuso. (Udine 19/12/12)