di
Andrea Satta, progettista FAI la cosa giusta
Il
Progetto FAI la cosa giusta ha chiesto ai dirigenti di raccontarsi e di
raccontare cosa significhi provare a dare risposte alle donne in rientro dalla
maternità, alle famiglie che lavorano in Cooperativa.
Otto
interviste, otto opinioni, otto approcci che oggi, a mesi di distanza, appaiono
premonitori di un’interesse che, nella realtà dell’agire quotidiano, è già
diventata buona prassi.
La
cura delle relazione e l’ascolto dei bisogni delle socie, in un contesto delicato, complesso e coinvolgente, era ed è
la preoccupazione prima di chi deve dirigere, coordinare, facilitare la routine
degli operatori.
Tutti
i giorni la cooperativa si confronta con la malattia, la disabilità, la
vecchiaia, il distacco, il fine vita, ed anche la gioia, l’affetto, la
riconoscenza di chi riceve le cure, l’assistenza, le parole e il conforto degli
operatori. Gli otto dirigenti sono consapevoli e in un qualche modo preoccupati
di questi aspetti e di fronte alle domande sono stati molto disponibili e
incuriositi,
Il
loro è un punto di vista particolare, volutamente individuale, basato sull’esperienza
personale, sulla formazione e sul lavoro in cooperazione.
Il
lavoro di ascolto e sintesi dei lunghi dialoghi ha costruito un quadro ricco e
sfaccettato in cui le preoccupazioni quotidiani di gestione e le visioni
strategiche si sono alternate in una forma colloquio curioso e innovativo.
La
conciliazione è risoluzione dei problemi nella prospettiva del funzionamento
della struttura, questa è la visione evidenziata dai coordinatori delle
strutture e dai referenti di area cogliendo, nel progetto Family Friendly, la
possibilità di rendere più fluida ed efficiente la gestione delle relazioni e
delle dinamiche quotidiane, fatte di richieste orarie, turni, malattie e
famiglie.
Ma
è anche risoluzione dei problemi in funzione di un cambiamento aziendale. Così
come hanno ben descritto ed evidenziato chi nella cooperativa si occupa
direttamente di progettazione, comunicazione e formazione. Questa doppia
visione si fonde perfettamente in quell’evoluzione, informazione e
accompagnamento, che la Cooperativa FAI ha intrapreso proponendo la creazione
dello sportello FAI la cosa giusta.
Ognuno
porta con sé la propria storia, professionale e personale, ed è nella Storia
della Cooperativa che ci si ritrova a condividere, discutere e risolvere la
quotidianità della conciliazione.
Quando
abbiamo iniziato... spesso alle domande i nostri interlocutori hanno risposto
iniziando così, dando forza e peso alla crescita, alla volontà di chi partendo
da pochissimo ha creato una delle eccellenze di cooperazione sociale in provincia.
Oggi i dirigenti si trovano a cercare nel lavoro
sociale quel precario equilibrio fra chi coinvolto direttamente nei problemi
e chi deve trovare e condividere una
visione strategica di lungo periodo.
Il
lavoro sociale è femminile? Beh... guardati attorno! Così scherzando, anche se
solo per un attimo, una delle questioni più scivolose del ambito del lavoro di
cura, i dirigenti hanno colto una delle maggiori contraddizioni del sistema,
cooperativo incluso, sociale: la diversità fra i generi, gli stereotipi e allo
stesso tempo la forza positiva delle differenze.
Nel
sociale gli uomini stanno ai piani alti e le donne... anche ma dopo aver
faticato di più! Con questa dolce amara considerazione abbiamo chiuso un primo
scambio di opinioni, che al di là della apparente leggerezza ha fornito al
progetto la legittimazione, ha fatto emergere l’importanza del lavoro d’equipe,
delle modalità di risoluzione dei problemi, dell’importanza dell’informazione,
della formazione e della continua attenzione sul tema.
Insomma,
per dirla con una frase di Hugo Von Hofmannsthal, la vita è integrale
conciliazione dell’inconciliabile.
Pubblicato sull'inserto speciale FAMILY FRIENDLY , uscito nel numero di MACRAME' di settembre 2012.
Pubblicato sull'inserto speciale FAMILY FRIENDLY , uscito nel numero di MACRAME' di settembre 2012.
Nessun commento:
Posta un commento