mercoledì 7 novembre 2012

Flessibilità: Organizzazione che concilia

Flessibilità, Organizzazione che concilia

di Arianna Pasquali

La spinta verso il mare della conciliazione si è fatta propulsiva all’interno della nostra cooperativa circa due anni fa. È forse ovvio da dirsi ma nasce da una visione, da un investimento dell’organizzazione su qualcosa di intangibile, come lo sono le relazioni e i rapporti umani anche dentro le organizzazioni. Si è trattato di una scelta consapevole da parte della Direzione: investire su un progetto che non avrebbe portato alcun riscontro economico immediato, se non buone prassi che avrebbero migliorato genericamente il clima interno, citando la terminologia afferente la politica per la qualità
Così è nato Fai la cosa giusta, progetto family friendly finalizzato all’apertura di uno sportello interno per la conciliazione in cooperativa. Questa l’idea progettuale iniziale, coerente e completa nei suoi obiettivi ed azioni ben calibrati e dosati, dalla valutazione – indagine sulla situazione interna (attraverso questionari per tutta la compagine sociale e interviste alla direzione), al lavoro di studio-consulenza ed infine al clou, l’avvio dello sportello sulla conciliazione per tutti i soci.
Se ci si ferma a riflettere un attimo sui risultati, ad oggi ci si rende conto che:
       il progetto ha preso vie di sviluppo inizialmente inaspettate;
       il tema conciliazione è così ampio da raccogliere istanze provenienti da tutti i nostri ambiti di lavoro;
       conciliazione diventa mediazione tra le esigenze del singolo individuo e quelle dell’organizzazione;
       ad efficacia di comunicazione con il socio-lavoratore corrisponde la sua soddisfazione in quanto le sue istanze vengono considerate e conciliate in un contesto di ascolto super partes.
Le politiche aziendali di conciliazione racchiudono in sé il concetto caro al sociale di flessibilità: più aumentano le esigenze di flessibilità più un’organizzazione si trova a cercare soluzioni e modulare gli orari in modo sempre più flessibile. Il primo ambito in cui la flessibilità agisce innovando il sistema organizzativo è quello delle risorse umane. Le imprese che coinvolgono i propri soci-lavoratori in processi di innovazione e di sviluppo valorizzano al meglio il potenziale lavorativo, maschile e femminile, riconoscendo e rafforzando le competenze che permettono di gestire nuovi ruoli in contesti sempre più complessi e mutevoli.
La conciliazione tra lavoro e famiglia è una problematica individuale ma assume una valenza collettiva di fronte alle regolamentazioni contrattuali ed aziendali che ne definiscono le condizioni. Tra le parti sociali e all’interno delle imprese aumenta la consapevolezza del fatto che il benessere personale dei propri lavoratori e lavoratrici assume un ruolo determinante per la loro performance professionale. Il lavoratore e la lavoratrice che, con l’aiuto dell’organizzazione, hanno trovato soluzioni soddisfacenti per la gestione quotidiana delle incombenze familiari, infatti, contribuiscono meglio allo sviluppo e alla produttività dell’impresa. La competitività di un’impresa risiede, quindi, anche nella capacità di disporre, organizzare e motivare le risorse umane occupate, in ottica più family friendly.
Analizzando nel dettaglio ci si rende conto che un’impresa family friendly vive in un equilibrio governato da un’antinomia tra le due sfere: la conciliazione è una problematica individuale che assume valenza collettiva. Questa apparente contraddizione in termini trova il suo senso in un campo neutro di incontro tra i due insiemi di esigenze, quelle personali/familiari e quelle organizzativo/aziendali.
I vantaggi nelle politiche di conciliazione possono essere tracciati nei due ambiti così come di seguito.
Per l’impresa e organizzazione il valore aggiunto si riscontra nella diminuzione di assenze e malattie, nel calo del turnover, nella possibilità di mantenere know-how all’interno dell’impresa, in una maggiore produttività mentre gli investimenti per la qualificazione del personale rimangono nell’impresa. Inoltre è possibile un utilizzo efficace del personale secondo bisogno, si nota una reattività pronta e flessibile ai cambiamenti, vi è un maggiore rendimento dei lavoratori motivati ed è possibile l’acquisizione e la fidelizzazione di collaboratori qualificati ed impegnati, aumenta la valorizzazione dell’immagine aziendale.
Dall’altro punto di vista, quello dei soci-lavoratori e lavoratrici si può valutare una minore conflittualità sul tempo, un adeguamento del lavoro alle esigenze individuali e aziendali, una maggiore facilità nel rientro dai periodi di aspettativa, possibilità maggiori di riappropriarsi del tempo, maggiore continuità professionale, opportunità di lavoro part-time qualificato, miglioramento del clima aziendale, maggior impegno in azienda, possibilità di intervenire nelle decisioni, maggiore flessibilità nell’organizzazione dei tempi dedicati al lavoro e al tempo libero, meno carico e stress per impegni familiari e lavorativi.
Il tema della conciliazione non si presta ad una concertazione più di tanto collettiva né ad essere regolamentata da una normativa nazionale se non per quanto attiene i principi generali. Le imprese, il mondo del lavoro, enti locali e società civile hanno il compito di trovare un punto d’incontro ed avviare progettualità che siano in grado di coniugare l’interesse dei lavoratori, dei datori di lavoro e della collettività. 

Pubblicato sull'inserto speciale FAMILY FRIENDLY , uscito nel numero di MACRAME' di settembre 2012.

Nessun commento:

Posta un commento