Raccogliamo un interessante articolo sulla toponomastica e il genere pubblicato oggi su Repubblica. La parità di genere passa anche attraverso azioni simboliche come intitolare una strada...
“Vie d’Italia maschiliste” solo quattro su cento sono intitolate alle donne
QUELLE
che hanno più chances di essere nominate sono le Madonne. Non per
essere escluse da un reality, ma per essere ricordate su una targa
stradale. Le seguono sante, beate e martiri, che staccano letterate,
politiche e artiste, lasciando in coda poche scienziate e mettendo a
confronto, almeno nelle regioni che hanno visto la Resistenza, le
partigiane con le figure mitologiche femminili. L’Italia che non ama
le donne si legge anche attraverso i nomi di vie, piazze, parchi e
giardini e, perché no, scuole e biblioteche: attualmente, porta il nome
di una donna, reale o immaginaria, solo il 4 per cento circa dei
toponimi nei quasi 8100 comuni italiani. E siccome il cambiamento si
fa, concretamente, anche dando un nome ai luoghi in cui si vive,
sabato e domenica si ritrovano alla Casa internazionale delle Donne a
Roma, in via della Lungara, le tantissime volontarie (ma non mancano
gli uomini, in particolare docenti e studiosi di toponomastica e
geografia) che animano la pagina di Facebook e il sito web sulla
toponomastica femminile, per il primo convegno nazionale dedicato a
questo tema.
Oltre quattromila adesioni dallo scorso gennaio, un
censimento in corso segnato non solo dai numeri, ma anche dalle
fotografie di diciture stradali che piovono da tutta Italia: ci sono già
più del 20 per cento delle amministrazioni comunali italiane, con
l’Emilia Romagna in testa, Umbria e Friuli a seguire. Tutto con
l’intenzione di cambiare le carte, pardon le targhe, della pari
rappresentanza, con alcuni piccoli, ma fondamentali, elementi. Per
esempio la presenza di rappresentanti della Società delle letterate o
delle Storiche nelle commissioni toponomastiche delle varie città,
come già si sta studiando a Napoli. «È stata una mia studentessa a
dirmi: “Ma prof, perché noi non ci siamo mai?”. E mi ha fatto capire che
bisognava darci da fare per cambiare quella che non è soltanto una
consuetudine» spiega Maria Pia Ercolini, romana, insegnante di
geografia nella scuola superiore, una vita intera nel movimento delle
donne e un’idea precisa: anche le città devono cambiare, per dimostrare
di voler accogliere e riconoscere tanto le donne quanto gli uomini. E
così lei, che già aveva ideato percorsi tematici nei municipi e nei
parchi di Roma seguendo le “tracce”femminili, ha pensato al censimento e
ha creato il gruppo sul web. Per scoprire quante siano le strade delle
donne, sottolineando la grande differenza numerica tra queste — con
madonne e sante in primo piano — e quelle destinate agli uomini. Ma
tra le iniziative già avviate del gruppo Toponomastica Femminile, ci
sono anche proposte come quelle di intitolare a Roma una strada alla
giornalista e scrittrice Miriam Mafai, o di destinare alle parlamentari
costituenti le intitolazioni di una qualsiasi nuova zona abitativa.
Altri progetti riguardano, in tutte le città, proposte di intitolazione
al femminile per l’8 marzo, e il riconoscimento, tardivo quanto
doveroso, dell’impegno delle partigiane. «Quello che mi sembra assurdo —
dice ancora Maria Pia Ercolini — è che le scuole sono un mondo ormai
prevalentemente femminile, sotto il profilo del corpo insegnante. E
spetta al collegio dei docenti indicare il nome di una nuova scuola.
Come mai tante donne riunite, così raramente esprimono, a loro volta, il
nome di un’altra donna? Eppure è dalle scuole che si comincia a
cambiare... .
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