mercoledì 25 luglio 2012

aforisma


Quando entriamo nella famiglia, con l'atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola. 
Gilbert Keith Chesterton, Eretici , 1905


Conciliazione e buone prassi: il caso della cooperativa sociale F.A.I.

Il seguente articolo è tratto dal Blog  Appunti di lavoro di Omodei&Papetti,  lo puoi trovare anche nel Blog Secondo welfare gruppo di ricerca dell'università degli studi di Milano. L'intervista è stata realizzata per un numero dedicato dell'house organ Macramè che uscirà in autunno. Il nostro progetto è diventato una buona prassi nazionale!
Quello delle buone prassi in tema di welfare aziendale è sicuramente un argomento attuale e dibattuto: ne è un esempio il recente evento pubblico, giunto alla quinta edizione, promosso dalla Regione Lombardia e da ALTIS (Alta Scuola di Impresa e Società dell’Università Cattolica di Milano) per la premiazione di realtà organizzative, nazionali e internazionali, che hanno implementato i migliori programmi di work-life balance (per approfondire: Giulia Mallone, La conciliazione famiglia-lavoro in Lombardia e nel mondo – Secondo Welfare, 31 maggio 2012).
Ma cosa s’intende per ‘buone prassi’?
Sara Mazzucchelli nel rapporto di ricerca “Conciliazione famiglia e lavoro. Buone pratiche di welfare aziendale” pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla famiglia nel dicembre 2011 (qui per una breve presentazione) sintetizza le buone prassi come un insieme di interventi:
  • finalizzati a rispondere a un bisogno complesso, socialmente rilevante;
  • tesi alla realizzazione di un benessere relazionale;
  • volti alla generazione di capitale sociale;
  • in grado di trattare le relazioni familiari in una prospettiva di empowerment;
  • promossi da una realtà di soggetti in partnership in grado di includere, a livello progettuale, realizzativo e valutativo, tutti i soggetti, erogatori e fruitori.
Secondo la ricerca sopracitata le organizzazioni spaziano da misure più classiche che consentono la gestione degli orari di lavoro come il part-time e la flessibilità, ad agevolazioni quali ad esempio il nido aziendale, fino a contemplare iniziative di supporto personalizzato: coatching, accompagnamento e formazione. Tuttavia il supporto aziendale ritenuto più efficace è l’atteggiamento di disponibilità a negoziare le richieste portate dai lavoratori e la possibilità di individuare una funzione organizzativa di riferimento che svolga un ruolo di accoglienza. Questi elementi vengono valorizzati se inscritti in una più ampia cultura organizzativa che pone attenzione al benessere e alla soddisfazione dei lavoratori.
Investire in misure di conciliazione dovrebbe essere considerata un’azione “win-win” non soltanto a favore del lavoratore, bensì come “un’opportunità in grado di generare vantaggi organizzativi” e massimizzare i risultati aziendali (Mazzucchelli, 2011).
A sostegno di quest’ultima tesi citiamo una ricerca, condotta dallo IESE Business School in ventiquattro Paesi del mondo, sul grado di “responsabilità familiare” delle politiche attuate dalle aziende: “il risultato è che in quelle dove la conciliazione è attuata con successo l’impegno dei dipendenti è tre volte superiore rispetto a quelle dove non esiste alcuna pratica di questo tipo, la soddisfazione sette volte maggiore e la produttività aumenta mediamente del 19%” (La conciliazione di famiglia, lavoro e festa: alcune buone pratiche – Avvenire, 30 maggio 2012).
Molti degli elementi segnalati dalla ricerca di Mazzucchelli sono rintracciabili nell’intervista, che vi proponiamo di seguito, a Elisa Giuseppin e Arianna Pasquali della cooperativa sociale FAI di Pordenone.
FAI, che dal 1985 si occupa di servizi socio sanitari ed educativi, ha avviato il progetto Family Friendly “Fai la cosa giusta!”, finanziato dalla Regione Autonoma FVG e dal Fondo Sociale Europeo.
L’iniziativa è finalizzata a sostenere i lavoratori nelle loro esperienze di conciliazione tra lavoro e vita privata. A tal proposito la cooperativa ha realizzato uno sportello di accompagnamento alla conciliazione per i propri soci lavoratori.
Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista.
Come è nato e che cosa prevede il progetto Family Friendly “Fai la cosa giusta!”?
Il progetto, nato alla fine del 2010 grazie ad un bando regionale e finanziato con fondi europei, prevede uno sportello di accompagnamento alla conciliazione per i soci lavoratori della nostra cooperativa, finalizzato a sperimentare metodi di accompagnamento e informazione.
Grazie al progetto “Fai la cosa giusta!” abbiamo attivato uno sportello di riferimento, interno alla cooperativa e aperto due volte a settimana,  che si occupa di tutte le problematiche di conciliazione e di pari opportunità.
Lo sportello dà ai soci la possibilità di consultare una figura di sostegno per avere chiarimenti di tipo normativo, contrattuale e inerenti l’offerta di servizi sul territorio per maternità, genitorialità, prima infanzia. Lo sportello è in sintesi un luogo di informazione, un servizio a disposizione di tutti.
Come avete informato e coinvolto la base sociale su questo progetto?
Il coinvolgimento dei soci è avvenuto in un secondo momento, a progetto approvato.
Inizialmente abbiamo previsto la somministrazione di una serie di questionari per indagare i bisogni delle persone in tema di conciliazione. Questo lavoro di ricognizione è stato accolto positivamente dalla base sociale, c’è stata infatti una buona rispondenza. Hanno compilato il questionario più di 200 soci su 300 totali. Direi che statisticamente è un gran risultato. Questa fase di ricerca è stata propedeutica all’avvio dello sportello.
In particolare all’inizio abbiamo attivato un processo di informazione capillare ai soci attraverso una pluralità di canali comunicativi (opuscoli, circolari e giornalino interno, incontri e riunioni nelle strutture, …).
L’attività di comunicazione aveva come obiettivo quello di illustrare il progetto e allargare il concetto di conciliazione; per molti soci infatti la conciliazione era un tema strettamente correlato alla maternità e chi non stava vivendo quella particolare situazione si sentiva escluso.
Sulla base di questo riscontro abbiamo deciso di investire diverse energie per spiegare ai colleghi e alle colleghe che il progetto comprendeva diverse esigenze familiari, non solo quelle legate a chi ha figli nella fascia 0 – 3 anni.
Rispetto a come l’avevamo pensato il progetto si è evoluto e si sta evolvendo, si stanno aprendo canali inaspettati e innovativi a livello di progettazione. Il riscontro che abbiamo è molto positivo, c’è stata una buona risposta, il progetto è stato accolto bene, i soci ne hanno compreso il senso.
Quali tipologie di richieste ricevete?
Inizialmente le richieste avanzate riguardavano le donne al rientro dalla maternità. Quando poi si è compreso che erano contemplate tutte le esigenze familiari, tutti i soci si sono sentiti più coinvolti.
Infatti, essendo un progetto sperimentale e innovativo si è cercato anche di modularlo in base alle esigenze dei soci: c’era, ad esempio, chi aveva bisogno di informazioni sugli asili, consultori, agevolazioni, corsi, ecc.
Inoltre abbiamo avuto la richiesta di passaggio da full a part-time da parte di un alcune socie lavoratrici, mentre alcune socie nonne hanno contattato lo sportello per richiedere agevolazioni nei confronti di nipoti neonati. In cooperativa prevale il genere femminile e sono presenti varie fasce d’età: quella delle nonne è corposa ed è un target a cui non avevamo pensato all’inizio del progetto.
Ci sono state anche richieste legate, ad esempio, alla necessità di dedicarsi all’assistenza dei genitori anziani in situazioni di difficoltà?
Anche questo è un aspetto aperto. Ci siamo rese conto che è banale ridurre la conciliazione alla genitorialità  o ai problemi legati alla maternità.
La conciliazione non è solo questo, risulta infatti essere un tutto tondo attorno alla famiglia. Investe tutto il ciclo di vita, in particolare se pensiamo ad alcune socie, schiacciate tra l’essere nonna, il continuare a lavorare, l’avere figli con un lavoro precario e, in taluni casi, un genitore non-autosufficiente a carico.
Questa conciliazione nel senso più ampio del termine, così come l’ abbiamo appena descritta, è una via che vogliamo percorrere anche con delle progettazioni future. È un canale aperto, in discussione.
Il problema, pensando al domani, sarà la ricerca di ulteriori canali di sostenibilità. Dovremo pensare a  nuove progettazioni e cercare bandi ad hoc.
Quali sono stati gli apprendimenti organizzativi rispetto a questa esperienza?
Prima di concedere agevolazioni ad un socio è necessario considerare e valutare altre situazioni di criticità che si trovano all’interno della cooperativa e in particolare del gruppo di lavoro. Possono esserci, ad esempio, persone che hanno lo stesso tipo di urgenza ma legata a seri problemi di salute o a problemi economici. È emerso spesso questo problema: se tu concili da un lato le esigenze tempo famiglia-lavoro di una persona, dall’altro hai poi il problema di gestire il gruppo. Quindi, insieme con le varie referenti esaminiamo, il valore, il peso di queste richieste per capire se sono possibili.
La figura del coordinatore dello sportello si trova in mezzo, cerca di mettere in dialogo e conciliare le esigenze del socio con quelle della cooperativa.
E’ fondamentale lavorare in sinergia. Lo sportello accoglie le richieste dei lavoratori, le valuta sulla base delle possibilità della cooperativa, dà una risposta e ne spiega le motivazioni. Conciliare significa mettere insieme le esigenze delle due parti senza andare a discapito di altri.
È spesso emerso questo doppio punto di vista: è giusto accogliere e conciliare però ci vuole il giusto mezzo nell’accontentare le richieste di conciliazione che devono avere – in base alla nostra esperienza – una temporalità. Devono iniziare e finire. Non possono essere benefici acquisiti in modo permanente perché, a lungo andare, vanno a incidere sul gruppo di lavoro e sull’équipe.
Alla luce della testimonianza presentata proviamo a riassumere, dal nostro punto di vista,  le ‘buone prassi’ in tema conciliazione:
  • la presenza di un investimento di risorse organizzative;
  • l’individuazione di un referente/coordinatore del progetto;
  • l’attuazione di un percorso volto ad ascoltare le esigenze dei lavoratori;
  • la cura della comunicazione e della presentazione del progetto;
  • l’attenzione e la valorizzazione dei risultati intermedi;
  • la presa in carico della richiesta, indipendentemente dal suo esito;
  • la disponibilità al dialogo e alla messa in discussione da parte dell’organizzazione;
  • la transitorietà delle richieste.
In generale conciliare è faticoso (ma possibile) perché frutto di un lavoro costante di valutazione, di negoziazione e di rete.
Riferimenti
Mallone G., La conciliazione famiglia-lavoro in Lombardia e nel mondo – Secondo Welfare, 31 maggio 2012
Mazzucchelli S. (a cura di), Conciliazione famiglia e lavoro. Buone pratiche di welfare aziendale – Osservatorio nazionale sulla famiglia, dicembre 2011
Il sito della cooperativa FAI
Le immagini sono di proprietà della cooperativa F.A.I.

giovedì 19 luglio 2012

Cambiare il ruolo degli uomini In Norvegia per sollecitare sempre più uomini a partecipare in prima persona alla cura del nascituro, 10 settimane sono riservate al padre

Vi segnalo il punto di vista maschile alla questione conciliazione in un Paese come la Norvegia
Il seguente articolo è tratto dal sito : http://unaqualunque.it/a/2339/cambiare-il-ruolo-degli-uomini.aspx


Nell’ambito del dibattito sulla parità dei sessi in Norvegia, l'attenzione rivolta al ruolo degli uomini genera ancora qualche resistenza. Gli uomini sono comunemente ritenuti il sesso forte e dominante, mentre le donne tendono ad essere considerate in termini di generazioni di discriminate che hanno un conseguente bisogno di misure speciali e azioni politiche mirate. Questa prospettiva è stata fondamentale per il raggiungimento della liberazione delle donne. Gli uomini non rappresentano un gruppo uniforme e non è neanche possibile parlare di un unico ruolo maschile. La mascolinità non è sempre sinonimo di potere: gli uomini vivono vite molto diverse e hanno differenti interessi.

Le statistiche sociali e sanitarie mostrano che nella società occidentale la vita esige dagli uomini un prezzo più alto da pagare. Sono loro a costituire il numero più elevato di  consumatori di sostanze stupefacenti e di presenze nelle carceri. L'aspettativa di vita degli uomini è più bassa comparata a quella delle donne. I ragazzi mostrano maggiori problematiche relative al comportamento a scuola rispetto alle ragazze e sono quelli che richiedono maggiori misure di supporto nella scuola elementare. Il tasso di abbandono scolastico dei ragazzi è considerevolmente più alto di quello delle ragazze.
È ormai assodato che i bambini hanno bisogno di stare sia con uomini che con donne negli asili, nelle scuole e in famiglia. La preoccupazione diffusa, dal punto di vista della parità tra i sessi, è che gli istituti e le scuole rimangano ambienti dominati dalla presenza femminile. Gli uomini rappresentano soltanto il 7 % dello staff totale negli asili norvegesi e il 12 % degli insegnanti delle scuole elementari (dati del 2002). Il Governo sta lavorando per aumentare l'attenzione su questo aspetto e per promuovere una maggiore parità tra i sessi in questo settore. Per il 2007 obiettivo del Governo è giungere al 20% di personale maschile nelle istituzioni preposte all’assistenza all’infanzia.
Uno degli ambiti in cui in Norvegia è maggiormente cambiato il ruolo degli uomini riguarda il ruolo di padre. Le ricerche indicano che la paternità porta gli uomini a rompere in modo più esplicito le tradizionali forme di mascolinità. Il permesso dal lavoro per paternità, introdotto nel 1993, si propone di rafforzare la relazione padre-figlio, segnalando la necessità che i padri partecipino attivamente alla cura dei propri figli.  
I cambiamenti avvenuti nel ruolo degli uomini non riguardano soltanto i rapporti con l'altro sesso, ma anche il modo in cui essi si relazionano ad altri uomini, a nuovi compiti e a importanti istituzioni sociali guidate da uomini. Nel 2002 è nato REFORM, un centro di assistenza rivolto agli uomini e finanziato dal Governo. Lo scopo è raggiungere la parità tra i sessi, aiutando a migliorare le condizioni di vita degli uomini e stimolando le risorse che un uomo ha per svilupparsi in ambienti e campi che tradizionalmente non sono associati al ruolo maschile.
                               

L’indennità di maternità e il congedo di paternità

L’obiettivo dell’indennizzo di maternità sta nel permettere ai genitori di combinare l’attività lavorativa con le cure da dedicare al piccolo. Questo ordinamento ha contribuito a portare la Norvegia in vetta alle statistiche europee per quanto concerne sia il tasso di natalità che la partecipazione da parte delle donne al mondo del lavoro.

I genitori norvegesi scelgono autonomamente se godere di 46 settimane di congedo dal lavoro che vengono retribuite al 100 per cento, o di 56 settimane retribuite all’80%.
              
La legislazione specifica per il padre dà i suoi fruttiFin dal 1977 il padre ha la possibilità di dividere il congedo di maternità con la madre, eppure all’inizio degli anni Novanta soltanto una percentuale del 2,3 per cento dei padri ha beneficiato di questa opportunità.
Nel 1993 è stata introdotta la cosiddetta “quota paterna” per invogliare più padri a prendere parte alla cura del bimbo durante il suo primo anno di vita. Attualmente questa quota corrisponde a 10 settimane dell’intero congedo. Se il padre non se ne serve, la famiglia la perde.
La Norvegia è stato il primo paese al mondo a introdurre questo tipo di ordinamento.
I risultati sono impressionanti: nel 2008 si è ricorso alla quota paterna nel 90 per cento dei casi ed è in aumento anche il numero di padri che fruisce di un congedo più lungo di quello stabilito. Nel 2008 esso corrispondeva al 16,5 per cento. La percentuale corrispondente per il 2000 era dell’11 per cento.
Viene rafforzato il ruolo paternoGrazie alla quota paterna, gli uomini hanno sviluppato un rapporto più forte con il figlio a partire dalla nascita e questo ha creato un effetto che va ben oltre il periodo di congedo dal lavoro per paternità. Per esempio un numero sempre crescente di uomini richiede un maggior grado di pari opportunità tra i due genitori nei casi in cui si debba decidere dell’affidamento dei figli. Nel 2009 è stato pubblicato da parte del Parlamento norvegese un documento riguardante gli uomini, i ruoli maschili e le pari opportunità. Si tratta del primo al mondo nel suo genere.
Il dibattito sulla divisione del congedoIl dibattito sul congedo e l’indennità di maternità e paternità è ancora in corso. Secondo l’ombudsman per le pari opportunità e contro la discriminazione Beate Gangås il periodo di congedo andrebbe diviso in tre parti: una spettante alla madre, una al padre e una che va decisa liberamente dai genitori. Per ora pochi partiti si sono pronunciati a favore di questa soluzione. Esiste comunque un ampio consenso politico sul fatto che la quota paterna sia un buon mezzo per motivare i padri a godere del congedo di paternità. Per questo motivo essa è stata estesa nel 2009 a dieci settimane rispetto alle sei precedenti.


Fonte: Ministero degli Affari Esteri Norvegese

COOPERATIVA FAI Sportello per conciliare lavoro e famiglia - Fornisce consigli anche di sostegno alla genitorialità. Giuseppin: soluzioni possibili

 Articolo tratto dal ' MESSAGGERO VENETO ' del 19 Luglio 2012.

Apre lo sportello FAI dedicato alla conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro, a disposizione di tutte le socie e soci. Il progetto sperimentale finanziato dalla Regione FVG e dal Fondo Sociale Europeo vede la Cooperativa Sociale FAI, una delle poche realtà cooperative della Regione ad aver ottenuto il finanziamento, impegnarsi in un percorso condiviso di sostegno alla genitorialità e alla conciliazione.
Lo Sportello, attivo da gennaio, vuole essere un luogo di riferimento a cui sia possibile rivolgersi per avere informazioni riguardanti per l’appunto il sostegno alla genitorialità, ma anche alla prima infanzia, gravidanza, corsi pre-parto, corsi di allattamento, mirando a sviluppare una maggiore consapevolezza sulle opportunità presenti nel territorio. 
Il servizio, che non è indirizzato esclusivamente ai genitori e non tratta solo di maternità ma che vuole occuparsi di tutte le molteplici esigenze familiari quali, ad esempio, la cura di genitori anziani, ha promosso all’interno di FAI la ricerca di nuove prospettive per il miglioramento della qualità della vita dei soci.
“Questo sportello offre la possibilità di usufruire di colloqui individuali nonché del sostegno nelle pratiche amministrative, permettendo al contempo di essere accompagnati nel reinserimento dei gruppi di lavoro grazie alla mediazione con gli uffici della Cooperativa e il Coordinatore della struttura”, spiega Elisa Giuseppin, referente del progetto. “Ho immaginato -aggiunge- che il mio ruolo dovesse avere una certa flessibilità, in risposta alle tante tipologie di richieste e di esigenze che rispecchiano i differenti bisogni dei soci/e e quindi in primis di ogni persona. Il confronto ha evidenziato la necessità di un approccio aperto a nuovi canali, in grado di trovare sia le soluzioni propositive che gli ausili corretti da adottare.”
Lo sportello della conciliazione FAI, importante valore aggiunto della Cooperativa per i propri soci, è una risposta ulteriore che il mondo della cooperazione sociale offre come contributo allo sviluppo del territorio di cui opera, affinché il senso di comunità possa rafforzarsi a partire dai preziosi legami familiari spesso messi in crisi da un mercato del lavoro troppo rigido e poco attento.

mercoledì 18 luglio 2012

COOPERATIVA FAI: L’INNOVAZIONE DEL PROGETTO FAMILY FRIENDLY UNO SPORTELLO DEDICATO AI SOCI


Lo sportello FAI LA COSA GIUSTA, dedicato alla conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro, è a disposizione di tutte le socie e soci dal mese di gennaio. La Cooperativa Sociale FAI, una delle poche realtà cooperative della Regione ad aver ottenuto il finanziamento dalla Regione FVG e dal Fondo Sociale Europeo, ha realizzato un luogo di riferimento per avere informazioni riguardanti il sostegno alla genitorialità, la prima infanzia, gravidanza, corsi pre-parto, corsi di allattamento.
L'iniziativa mira a sviluppare una maggiore consapevolezza sulle opportunità, servizi e risorse presenti nel territorio provinciale e regionale. 
Il servizio indirizzato alle socie e ai socie si occupa di sostenere prima di tutto la maternità ed anche altre esigenze dei genitori e delle famiglie quali, ad esempio, la cura di genitori anziani o dei figli con disabilità.
Promosso all’interno della Cooperativa Sociale FAI ha l'obiettivo di ricercare nuove prospettive per il miglioramento della qualità della vita dei soci.
Questo sportello offre la possibilità di usufruire di colloqui individuali e del supporto informativo, permettendo ai soci di essere accompagnati nel rientro lavorativo.
Il mio lavoro consiste nel supportare e informare i soci nelle loro richieste e relazionarmi con gli uffici della Cooperativa e i Coordinatori della strutture”, spiega Elisa Giuseppin, referente dello sportello, “Ho immaginato fin dall'inizio che il mio ruolo di mediazione dovesse essere versatile e conciliante, in risposta alle diverse richieste e bisogni dei soci/e. É importante rispondere e trovare soluzioni in primis per ogni persona”.
Questi primi mesi di lavoro hanno evidenziato la necessità di un approccio aperto in grado di trovare le soluzioni propositive e adottare strumenti corretti di volta in volta”.
Lo Sportello della Conciliazione FAI è una risposta offerta dal mondo della cooperazione sociale come contributo allo sviluppo del territorio in cui opera. L'importante valore aggiunto che la Cooperativa offre ai propri soci, rafforza il senso di Comunità a partire proprio dai preziosi legami famigliari spesso messi in crisi da un mercato del lavoro troppo rigido e poco attento.
Il Progetto Fai la cosa giusta ha inoltre aperto un blog di discussione e informazione che vuol esser il luogo del confronto anche istituzionale sulle tematiche del gender mainstreaming. Il blog è all'indirizzo http://failacosagiustafai.blogspot.it/ .

domenica 8 luglio 2012

Nasce lo sportello Family Friendly

Attivo lo sportello per la conciliazione in cooperativa

FAI ha avviato il progetto Family Friendly “Fai la cosa giusta!”, che prevede uno sportello di accompagnamento alla conciliazione per i propri soci lavoratori, finalizzato a sperimentare metodi di accompagnamento e informazione. Il progetto "Fai la cosa giusta!" ha attivato uno sportello di riferimento interno per tutte le problematiche di conciliazione e di pari opportunità, offrendo a tutte le socie e soci la possibilità di consultare una figura di sostegno.
Lo sportello, in collaborazione con l’ufficio personale ed i coordinatori, risponderà ai bisogni delle socie e soci in rientro con particolare attenzione alle esigenze personali, alle particolarità dei luoghi di lavoro, alle peculiarità professionali degli operatori sociali e alle tipologie di servizi presso cui la gran parte dei soci si trova ad operare.
Inoltre il progetto prevede che lo sportello divenga un luogo di informazione ed un servizio a disposizione di tutti.
Ogni socio potrà avere chiarimenti di tipo normativo, contrattuale e inerenti l’offerta di servizi sul territorio per maternità, genitorialità, prima infanzia.
Sarà a disposizione dei soci FAI presso gli uffici della cooperativa la referente dello sportello, Elisa Giuseppin, il giovedì pomeriggio dalle 14.00 alle 17.00, e reperibile via mail all’indirizzo conciliazione@coopsocialefai.it e telefonicamente al numero 0434 590370.

giovedì 5 luglio 2012

FAI LA COSA GIUSTA!


Due obiettivi: informare e accompagnare
di Elisa Giuseppin
tratto dalla pubblicazione di Macramè - aprile 2012
Dall’inizio dell’anno FAI ha attivato uno sportello di riferimento interno per tutte le problematiche di conciliazione e di pari opportunità, che prevede la  presenza di una figura di sostegno a disposizione di tutti i soci/e. Si tratta di un progetto sperimentale denominato Family Friendly, cofinanziato dalla Regione FVG e dal Fondo Sociale Europeo.
La strutturazione interna della Cooperativa opera in tre macro aree di lavoro: anziani, disabili e salute mentale.  La conseguente variegata tipologia dei servizi evidenzia la necessità di attivare un supporto su richiesta, attraverso una consulenza individualizzata, che si affianchi all’ufficio del personale.
Ma qual è il lavoro fatto fino a qui e quali sono gli obiettivi a cui stiamo lavorando?
Lo sportello della Conciliazione vuole essere un luogo di riferimento in cui sia possibile rivolgersi per avere informazioni riguardanti il sostegno alla genitorialità, la prima infanzia, la gravidanza, i corsi pre-parto, i corsi di allattamento, etc.; mirando a sviluppare una maggiore consapevolezza sulle opportunità presenti nel territorio.  
Il servizio non è indirizzato solo ai genitori e non tratta solo di maternità, ma vuole occuparsi di tutte le molteplici esigenze familiari che possono intercorrere nella vita dei soci.
Da gennaio ho iniziato a presentare Family Friendly presso le varie strutture, e con il prezioso appoggio dei Referenti di Ambito, ho potuto ‘dare un volto’ allo Sportello della Conciliazione per i soci.
Le riunioni, che avevano lo scopo di far conoscere l’iniziativa, mi hanno permesso di venire a diretto contatto con le varie realtà dove opera FAI e di conoscere le preziose risorse che vi lavorano.
Già dalla fase iniziale del progetto, ho immaginato che il mio ruolo dovesse avere una certa flessibilità, in risposta alle tante tipologie di richieste e di esigenze, che rispecchiano i differenti bisogni dei soci/ie e quindi in primis di ogni persona. Il confronto ha evidenziato la necessità di un approccio aperto a nuovi canali, in grado di trovare sia le soluzioni propositive che gli ausili corretti da adottare.
L’altro obiettivo del progetto è quello di accompagnare i soci nel rientro lavorativo. In questa tipologia di lavoro i periodi di congedo possono avere delle tempistiche molto lunghe e far quindi emergere la necessità di avviare un percorso di reinserimento delle lavoratrici.
Ma come significa accompagnare? Definire dei percorsi di conciliazione personalizzati che tengano conto dei cambiamenti avvenuti, che analizzino il contesto lavorativo di reinserimento, la storia professionale e familiare, adeguando l’offerta di tutoraggio alle esigenze di servizio della Cooperativa.
Con l’aiuto dei Referenti e dei Coordinatori delle  varie strutture ho contattato le socie prossime al rientro; insieme abbiamo individuato i fabbisogni di conciliazione ed elaborato delle soluzioni positive che tenessero conto delle esigenze di entrambe le parti.
E’ stato molto soddisfacente riuscire a conciliare le richieste pervenute, e durante i colloqui stessi è servito supportare i soci anche a livello informativo, infatti non tutti erano a conoscenza delle risorse presenti, e per qualcuno è stato utile apprendere informazioni ulteriori.
Concludendo, a distanza di qualche mese dalla nascita dello sportello, posso senz’altro dire che rappresenta un valore aggiunto che FAI mette a disposizione dei propri soci/e, consolidandocosì le pratiche di sostegno e investendo nella capacità delle famiglie di generare ricchezze.